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Praga, Emìlio.

Poeta e narratore italiano. Proveniente da una famiglia agiata, viaggiò a lungo in Europa, legandosi in seguito agli ambienti della Scapigliatura milanese, della quale incarnò perfettamente gli ideali sia nella vita ribelle e disordinata, sia nelle opere, improntate a un accentuato sperimentalismo. Fu per alcuni anni professore di Letteratura italiana al conservatorio di Milano, ma in seguito, incapace di adattarsi agli schemi di un lavoro regolare, iniziò ad abusare di alcool e stupefacenti, riducendosi in miseria. L'esordio di P. fu pittorico, con l'esposizione di quattro dipinti alla mostra di Brera, nel 1859; al 1862 risale il primo volume di versi, Tavolozza, seguito dalle raccolte Penombre (1864), Fiabe e leggende (1869) e Trasparenze (1878, postumo). Oltre che alla poesia, P. si dedicò anche alla narrativa, pubblicando i volumi Schizzi a penna (1865), resoconto in forma di diario dei suoi viaggi, e Le memorie del presbiterio (1881, postumo), romanzo incompiuto. Insieme a G. Faldella e G. Camerana, P. fu uno dei migliori rappresentanti della Scapigliatura, soprattutto per l'esigenza, avvertibile in tutte le sue opere, di un rinnovamento del linguaggio e di una maggiore apertura alle esperienze poetiche europee. Le sue liriche, tuttavia, non mostrano vera originalità di temi, ripetendo i motivi già abusati del maledettismo e del satanismo europeo (Heine, Baudelaire) (Gorla, Milano 1839 - Milano 1875).